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Immagine del redattoreLaRobby

Quando i capelli ci chiedono aiuto

“Non dimenticate che la terra si diletta a sentire i vostri piedi nudi e i venti desiderano intensamente giocare con i vostri capelli” (Khalil Gibran)



Ora che la variante Omicron, con i suoi sintomi fastidiosi ma poco preoccupanti, ha quasi definitivamente allontanato (o dovrebbe aver allontanato) la maggior parte delle paure legate al virus, possiamo permetterci di affrontare una conseguenza secondaria ma molto sgradevole, cioè la caduta di capelli, spesso associata ad indebolimento delle unghie, che affligge molti dopo la malattia.


Questa problematica è definita tecnicamente Telogen Effluvium (TE), poiché avviene in fase telogen, cioè nella fase terminale del ciclo vitale del capello. I capelli che cadono sono tutti più o meno della stessa lunghezza e di dimensioni omogenee. Il termine Effluvium si riferisce al fatto che la caduta è molto abbondante, anche di diverse centinaia di capelli al giorno, tanto da destare molta preoccupazione.

Il Telogen Effluvium coinvolge i capelli di tutta la testa, non solo della parte superiore; generalmente si risolve nell’arco di qualche mese ma, se si prolunga oltre, può portare ad un diradamento diffuso.

Quello che si manifesta dopo la CVID è il Telogen Effluvium acuto, molto frequente in seguito ad eventi stressanti, sia psicologici che fisici. La caduta dei capelli può essere piuttosto abbondante, ma di solito è autolimitante in un periodo di sei mesi massimo. Tuttavia, se il periodo della caduta è relativamente breve, non sempre il recupero è altrettanto veloce: in questo periodo diventa quindi necessario un aiuto per stimolare e accelerare la loro ricrescita.


Il TE è un fenomeno riportato frequentemente dopo eventi infettivi, in particolare febbrili, tanto che è stato descritto fin dall’epidemia di influenza del 1918. Tuttavia, è particolarmente frequente e precoce dopo la COVID, manifestandosi da 2 a 12 settimane dall’infezione, mentre è più tardivo nelle altre infezioni febbrili.

La sua incidenza è variabile a seconda degli studi, ma va dal 36% a oltre il 50% dei pazienti colpiti. È stato calcolato ad esempio che l’incidenza del TE a New York City è aumentata del 400% dopo l’inizio della pandemia. Nella maggior parte degli studi non è apparsa una correlazione statisticamente significativa con la gravità della malattia e con l’ospedalizzazione, anche se la presenza di fattori predisponenti come anemia e disfunzione tiroidea ne aumentano il rischio.

L’incidenza risulta maggiore nelle donne, ma in letteratura non è chiarito se sia un dato reale o legato ad altri fattori, ad esempio il fatto che in genere i capelli sono più lunghi e si notano più facilmente, o che il sesso femminile è più disturbato da questo problema e vi presta più attenzione o anche che molti uomini sono già affetti da calvizie.


Quali sono le cause del CATE (COVID Associated Telogen Effluvium?)


I meccanismi che determinano il fenomeno sono controversi e probabilmente molteplici: dall’aumentata produzione di citochine infiammatorie, in particolare IL-6, al forte stress ossidativo, agli alti livelli di interferone, all’uso di alcune terapie come l’enoxaparina e gli antivirali; tuttavia, l’insorgenza precoce del fenomeno, anche in pazienti non trattati farmacologicamente, fa pensare a un danno diretto virale sul follicolo del capello o mediato da danno endoteliale e microtrombosi.

L’acidosi, indotta dal distress respiratorio, dalla febbre ma anche dall’agitazione psichica, si somma all’accumulo di radicali liberi a causa dello stress ossidativo, contribuendo alla deplezione di sali minerali dall’organismo e favorendo l’impoverimento delle risorse disponibili per il capello.

Alcuni autori suggeriscono che lo stress psicologico, associato alle misure restrittive di controllo della malattia e ai messaggi poco rassicuranti ricevuti dai mezzi di informazione, possa giocare un ruolo importante, inducendo uno stato ansioso e depressivo che stimola l’attivazione dell’asse ipotalamo-ipofisi surrene e coinvolge anche l’asse cervello-follicolo pilifero, che controlla la crescita del capello attraverso specifici neurotrasmettitori, neuropeptidi e ormoni (ebbene sì, c’è anche un asse cervello-capello!).


Che fare?


Per prima cosa è opportuno un inquadramento della situazione con esami ematici: un controllo approfondito della tiroide, dell’assetto delle vitamine, dell’emocromo e delle riserve di ferro, dello stato infiammatorio dell’organismo, del pannello coagulativo (esami che peraltro sarebbero sempre da eseguire dopo l’infezione).

I consigli terapeutici che seguono presuppongono che la malattia sia stata curata in modo corretto, soprattutto con adeguata integrazione; se così non fosse, è opportuno aggiungere i vari presidi antivirali (NAC, ripristino del microbiota, quercetina, lattoferrina, esperidina e così via). Piccola scorciatoia, un ottimo prodotto che contiene un bel pool di componenti sinergici, Vir plus della ditta Signum, 2 compresse al giorno almeno per un paio di mesi (reperibile sul sito di #macrolibrarsi.it, non è economico ma riunisce quasi tutto quello che occorre).

Se invece il problema fosse conseguenza dell’inoculazione del siero, che spesso comporta manifestazioni più intense e di maggior durata, è indispensabile una terapia più impegnativa, volta a contrastare l’azione infiammatoria sugli endoteli della spike e a contenere l’intossicazione da parte degli additivi- in questo caso il fai da te non è sicuramente sufficiente.


Il primo presidio terapeutico è come sempre l’alimentazione, dato che il trattamento dello stress ossidativo, dell’infiammazione e dell’acidosi non può prescindere da una dieta a bassissimo contenuto di latticini e carboidrati, come più volte spiegato.

Ovviamente no ai cibi industriali, ai derivati animali da allevamento intensivo, agli interferenti endocrini da bottiglie e contenitori di plastica, ai pesticidi, ai conservanti. Eliminarli completamente è quasi impossibile, ma cerchiamo di fare del nostro meglio perché un organismo intossicato ha meno capacità di difesa su tutti i fronti.

Fondamentale un adeguato apporto proteico e di vegetali per il contenuto di vitamine, oligoelementi e antiossidanti. Un buon livello di ferro può essere ottenuto con carne rossa grass fed o con una integrazione se risulta inadeguato il livello di ferritina (per assicurare una buona ricrescita occorre che il livello sia di almeno 40). Importante anche l’apporto dell’aminoacido lisina, indispensabile per il trasporto del ferro, facilmente reperibile in varie carni e pesci.


Il trattamento locale dei capelli va eseguito con prodotti di grande qualità, sui quali potete farvi consigliare dal parrucchiere di fiducia. Ottima la linea Olaplex oppure la Cheratina Nutritive di Kerastase, ma ci sono molte altre marche altrettanto valide.


Per favorire la ricrescita: Biothymus Active fiale (una ogni 3 giorni) oppure Aminexil Vichy Dercos una al giorno per 6 settimane poi 3 fiale a settimana, oppure Kerastase siero Genesis anticaduta 4 pipette tutte le sere per un mese poi 2-3 volte a settimana

Si possono abbinare Biocon e Biostase della Biotricoline da applicare tutti i giorni a settimane alterne.


Naturalmente il lavoro principale è quello sull’interno, che vediamo punto per punto:


- Prima di tutto un adeguato reintegro di vitamine: D, K2, C, complesso B in forma attiva sono il minimo sindacale. Biotina zinco selenio Vitamaze una compressa al giorno indispensabile.


- Sali minerali e alcalinizzanti: Alkaflor mirabilis 2 cucchiaini prima di coricarsi e Minerals+trace elements di Alpha Foods un misurino al giorno, Kintegravit San Servazio 2 compresse al giorno (silicio da bambù e manganese)


- Supporto del surrene e degli annessi cutanei con micoterapia: Reishi e Polyporus


- Fitoterapia: Ortica minimo 300 mg die, Hairphyto Wan 3 cp 2 volte al giorno, Gemme di Micol P Plus 7 gocce 3 volte al giorno, LVS 41 30 gocce 3 volte al giorno


- Integrazione di collagene e aminoacidi che fanno parte della struttura del capello (ATTENZIONE: per chi è portatore di mutazione SUOX ma anche MTHFR e CBS la presenza di zolfo in questi composti può risultare problematica): Estetic Formula Solgar 1 tavoletta 2 volte al giorno ai pasti, MSM almeno 1 grammo al giorno, KRIN UP una cp al giorno, Cistidil 2-4 compresse al giorno


Può essere eseguito anche un impacco con olio di ricino, da applicare abbondantemente su tutta la lunghezza e lasciare in posa più a lungo possibile. Possiamo approfittare delle giornate di mare per proteggere e idratare i capelli (anche il gel di aloe è un ottimo aiuto) e trovarli dopo il lavaggio morbidi e lucidi.


Se il problema dovesse persistere o essere particolarmente importante, si può valutare con un dermatologo l’opportunità di utilizzare Minoxidil o Finasteride (peraltro più efficaci nell’alopecia androgenetica).

Trattamenti innovativi molto interessanti sono il PRP Platelet-Rich Plasma e l’HFSCs Human Follicle Stem Cells, microiniezioni di plasma con piastrine concentrate o di cellule staminali, che migliorano l’angiogenesi e quindi la vascolarizzazione del cuoio capelluto.

C’è qualche lavoro che riporta miglioramenti del TE con ozonoterapia in autoemoinfusione, ma verosimilmente potrebbe essere efficace anche un trattamento locale in mesoterapia. Ricordo che l’ozono è una terapia assolutamente cardine per tutte le manifestazioni legate al virus e alle complicanze del siero.


Questo protocollo molto completo va riservato a situazioni post infettive di una certa severità, ma è una buona idea fare un ciclo semplificato per un paio di mesi semplicemente per avere una chioma folta e sana, in special modo dopo lo stress al quale l’abbiamo esposta durante l’estate fra acqua di mare, sole, lavaggi troppo frequenti, calore, polvere.

Il capello è sempre un fedele indicatore dello stato di salute e di equilibrio di tutto l’organismo: coccolarlo è farci un regalo di energia e benessere.




Per approfondire consiglio:

Sattur SS, Sattur IS. COVID-19 Infection: Impact on Hair. Indian J Plast Surg. 2021 Dec 13;54(4):521-526. doi: 10.1055/s-0041-1740289. PMID: 34984095; PMCID: PMC8719952.


Aksoy H, Yıldırım UM, Ergen P, Gürel MS. COVID-19 induced telogen effluvium. Dermatol Ther. 2021 Nov;34(6):e15175. doi: 10.1111/dth.15175. Epub 2021 Nov 6. PMID: 34708909; PMCID: PMC8646871


Sharquie KE, Jabbar RI. COVID-19 infection is a major cause of acute telogen effluvium. Ir J Med Sci. 2022 Aug;191(4):1677-1681. doi: 10.1007/s11845-021-02754-5. Epub 2021 Aug 31. PMID: 34467470; PMCID: PMC8407603.


Gentile, P. Hair Loss and Telogen Effluvium Related to COVID-19: The Potential Implication of Adipose-Derived Mesenchymal Stem Cells and Platelet-Rich Plasma as Regenerative Strategies. Int. J. Mol. Sci.2022, 23, 9116. https://doi.org/10.3390/ijms23169116

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