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Immagine del redattoreLucia Di Lucca

Mindfulness, dieta e... una crostata d’autunno


Mi dedico alla meditazione da un po’, cercando di essere costante nella pratica e di dare continuità, ma non è sempre facile!

In occasione di un percorso formativo che ho condotto insieme ad un amico psicologo qualche anno fa, ho iniziato a leggere di mindfulness, consapevolezza potremmo dire nella nostra bellissima lingua. Come spesso accade gli americani si appropriano di tecniche e concetti e ne fanno pacchetti facili e veloci da usare. Il perseguimento della consapevolezza è però una delle caratteristiche forse, di tutte le tecniche di meditazione anche se il perseguimento prevede strumenti e percorsi che possono sembrare diversi.


Tra le mie ultime letture mi sono imbattuta in questa frase:

“The after is the before for the next during”

(Il dopo è il prima per il prossimo durante).


Non chiarissima, effettivamente, senza una spiegazione. Ma eccola qui:

«Dopo»: si riferisce ai cambiamenti duraturi dovuti alla meditazione che continuano molto oltre la sessione di pratica. «Prima»: è la condizione base in cui ci troviamo prima di iniziare la meditazione. «Durante»: è ciò che succede mentre stiamo meditando, cambiamenti temporanei del nostro stato che passano appena smettiamo di meditare" (R.J. Davidson - D. Goleman).

I due autori (un neuro-scienziato il primo e uno psicologo il secondo) si occupano e praticano meditazione di consapevolezza da oltre trent’anni, hanno condotto studi, pubblicato libri e online si trovano diverse interviste molto interessanti.


In che modo questa frase può essere interessante per questo blog? Perché la consapevolezza di cui parlano monaci buddhisti, zen, maestri di meditazione, neuro-scienziati, psicologi o semplici praticanti, parte dal quotidiano, da ogni piccola azione che, nella ripetizione lascia traccia nel nostro cervello fino a modificarlo e a portare un cambiamento sostanziale nella nostra vita.

Si chiama neuroplasticità, è una caratteristica del nostro cervello che lo rende modificabile. Quindi quando sentiamo “ah no, no io non lo posso proprio fare! Non sono fatta/o per queste cose, non ci riesco” in realtà è solo una scusa che ci stiamo raccontando per evitare uno sforzo, piccolo o grande, ma che è l’unica cosa che può portare al cambiamento.


Ricordo, molto tempo fa, ormai, che mi era praticamente impossibile resistere al gelato o alla brioche per colazione! “Non ce la farò mai!” mi dicevo! In realtà, diventando sempre più consapevole, grazie alla pratica yoga e di meditazione, ora sono cose, che non dico mi lascino indifferente, ma certamente posso resistere (e sempre più facilmente) alla tentazione. Come?

1)    Dopo: ho resistito alla tentazione del gelato, della brioche o di qualche altro veleno: mi sento più forte, non ho sensi di colpa e non ho un mappazzone sullo stomaco che chissà quando digerirò

2)    Prima: la mia condizione base era c’è la gelateria, entro e mi prendo un gelato… grande, che piccolo non ha senso

3)    Durante: nel tempo tra un prima e un dopo realizzo che effettivamente non ho bisogno sempre di cedere alla tentazione di qualcosa che sembra gratificante, ma in realtà è una sensazione che dura poco.

Continuando nell’esercizio di consapevolezza (durante), il nostro prima è sempre un po’ più dopo come dire che parto sempre con un livello di presenza mentale maggiore, ma la fatica diminuisce. Poi un giorno, passare davanti alla gelateria sarà come passare davanti a una ferramenta, nessuna vritti ad agitare la nostra mente, nessuna pulsione irrefrenabile. E la volta che decideremo di regalarci un gelato, sarà perché lo avremo scelto consapevolmente, selezionando bene la gelateria in questione, scegliendo i gusti e gustandolo come se fosse una cosa preziosa… non il gelato confezionato del supermercato!


Oggi, per la rubrica La torta del venerdì ho preparato una crostata con la frutta d’autunno, in realtà quella che stava avvizzendo nel cestino perché io non la posso mangiare e Roberto non è un grande appassionato. Ecco la ricetta!


Crostata d’autunno

Ingredienti:

Per la frolla

250 g farina d’avena

50 g farina di mandorle

Succo e scorza di mezzo limone

Sale, cannella e chiodi di garofano q.b.

2 uova

70 g olio di cocco

1 cucchiaio di miele

Per la farcitura

1 pera molto matura

1 mela

1 caco mela

Uva

Uvetta

Noci

1 cucchiaio di miele

Succo di mezzo limone

cannella

 

Preparazione

In una ciotola capiente versare le farine, il sale, la cannella e i chiodi di garofano e mescolare. Aggiungere le uova, il succo di limone, il miele e l’olio di cocco e impastare fino ad ottenere un impasto liscio e omogeneo. Formare una palla e riporre in frigorifero per il tempo di preparazione della farcitura.

Pelare la pera e frullarla.

Sbucciare il caco mela e tagliarlo a fettine sottili. Se la mela è biologica potete evitare di sbucciarla, tagliatela a fettine sottili. Sgranate l’uva. Mettete tutto in una ciotola. In un bicchiere sciogliete il miele in poca acqua calda, aggiungere il succo di limone e la cannella e cospargete sopra alla frutta.

Tirare fuori la frolla dal frigo e stenderla in una teglia (25 cm di diametro). Cospargete la superficie con la purea di pera e decorate con la frutta.

Cuocere in forno preriscaldato a 180° per circa 30 minuti.

Ottima per un tè con le amiche, per una merenda o anche per colazione!

 

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