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Ho conosciuto questo "super food" nei molti viaggi yogici a Bali! Le trovo deliziose, sane e super energizzanti e a Bottega Ashtanga spopolano davvero. I nostri studenti le adorano, in tutte le versioni proposte, eppure mi sono accorta di non aver mai condiviso la ricetta base... Forse perché le ho sempre fatte a caso, ma da quando esiste questo blog, sto cercando di essere un po' più metodica e quindi, ecco qua la ricetta base con mandorle e datteri, ma potete usare altra frutta secca come noci, anacardi, noci brasiliane e altro, così come potete sostituire i datteri con albicocche, prugne disidratate o quello che vi piace di più. Per oggi scriverò la ricetta che a Bottega Ashtanga va per la maggiore e se vi piacciono, aggiungerò altre varianti!


Energy balls mandorle e scorza di limone


Ingredienti

300 g di mandorle

12/15 datteri

la scorza di un limone biologico

un pizzico di sale

cocco rapè q.b.


Preparazione

Ammollare i datteri in acqua fredda per almeno un paio d'ore. Frullare le mandorle con la scorza di limone e il sale. Aggiungere i datteri (privati del nocciolo, naturalmente!) e frullare fino ad ottenere un composto sodo. Prelevare un po' dell'impasto e lavorarlo con le mani per dargli la forma di una pallina (le mie sono grandi più o meno come una noce). Ripassarle nel cocco rapè e servire o riporre in un contenitore. Si conservano in frigo per qualche giorno.

Sono un dolcetto delizioso, uno spezza fame sano e gustoso; con il tè o con il caffè sono perfette!

Provatele e fateci sapere se anche voi le adorate!


Lucia Di Lucca


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  • Immagine del redattoreLaRobby

Aggiornamento: 4 mar

Se ormai il concetto di dominanza estrogenica, cioè quella condizione causata da uno sbilanciamento fra estrogeni e progesterone, che porta a una serie di problematiche quali sindrome premestruale, fibromi, fibroadenomi mammari e anche tumori estrogeno-dipendenti, è diventato piuttosto familiare, altrettanto non si può dire per quello di dominanza adrenergica, ancora poco conosciuto.

Il primo a parlarne è stato il medico americano Michael Platt, uno dei pionieri della terapia con gli ormoni bioidentici, ricavandolo dalla sua pluridecennale esperienza clinica. Come è intuitivo, si tratta di una situazione in cui l’adrenalina viene prodotta in quantità superiori o in momenti inappropriati rispetto alla necessità.


È ben noto che l’adrenalina sia il primo ormone a intervenire nella risposta agli eventi stressanti, innescando la risposta “fight-or-flight” che mette a disposizione del corpo le risorse per far fronte ai pericoli. L’adrenalina aumenta la glicemia e indirizza il sangue ricco di glucosio ai muscoli per incrementarne l’energia, al cervello per migliorare lo stato di allerta e contemporaneamente restringe i vasi sanguigni che vanno a organi non indispensabili nel momento di allarme, come l’intestino e i reni. Accelera il ritmo cardiaco, aumenta la pressione, dilata le pupille e in definitiva mette l’organismo nella condizione di massima efficienza per il combattimento o la fuga.

Questo meccanismo, che è stato un salvavita nelle epoche passate, nel mondo moderno diventa invece un problema per la salute, in quanto raramente ci si presenta un evento acuto stressante (il leone che ci insegue), ma siamo sottoposti continuamente a stress incessanti a bassa intensità: il traffico, problemi emozionali, il lavoro, la gestione della famiglia, le poche ore di sonno, l’inquinamento acustico, i bilanci finanziari da far quadrare e così via. Poiché gli stressors sono continui, lo è altrettanto la produzione di adrenalina, inducendo la condizione di dominanza adrenergica, causa di numerose patologie, per molte delle quali la medicina attuale non offre soluzioni valide.


Un altro meccanismo che induce secrezione di adrenalina è la carenza di zuccheri a livello cerebrale. In questo caso l’adrenalina interviene a rifornirlo attivando due processi, glicogenolisi (liberazione di zuccheri da fegato e muscoli) e gluconeogenesi (sintesi di glucosio dalle proteine). La ragione principale dell’ipoglicemia è la resistenza insulinica, a sua volta conseguenza di anni o decenni di alimentazione sbilanciata verso i carboidrati e vita sedentaria; l’insulina in eccesso abbassa rapidamente la glicemia e l’adrenalina viene mobilizzata per far fronte alla situazione.


Conseguenza dell’eccesso di adrenalina è il rilascio di cortisolo, sia per stimolo diretto, sia per la situazione di stress indotta dall’adrenalina stessa. Una delle funzioni del cortisolo è il rialzo glicemico, a sua volta induttore del rialzo insulinico.

Ci troviamo quindi in un circolo vizioso in cui adrenalina e cortisolo agiscono insieme per aumentare la glicemia, che a sua volta aumenta l’insulina, che induce ipoglicemia e quindi nuova produzione di adrenalina. Il cortisolo, come l’insulina, favorisce l’accumulo di grasso addominale, aumenta la pressione e la ritenzione idrica, favorisce l’osteoporosi, sopprime il sistema immunitario, riduce la massa ossea, danneggia il sistema cardiovascolare (basti pensare agli effetti di una terapia di cortisone a lungo termine). Inoltre, favorisce la conversione del T4 a reverse T3, una forma inattiva di ormone tiroideo, e una ridotta sensibilità dei recettori periferici al T3; sopprime inoltre la produzione ipofisaria di TSH e GH.


Tutti questi meccanismi ovviamente contribuiscono all’aumento ponderale, resistente a qualunque dieta.

Non solo, ma una serie infinita di problemi possono riconoscere almeno in parte questo meccanismo causale, probabilmente attraverso la rabbia e la tensione più o meno trattenute che l’adrenalina induce:

- ADHD (deficit di attenzione-iperattività)

- Fibromialgia

- Ansia e depressione

- Irritabilità, attacchi di ira

- Sindrome premestruale (PMS)

- Colon irritabile

- Insonnia

- Sindrome delle gambe senza riposo


Come uscire da questo tunnel?


- Apprendere la corretta gestione dello stress, che di per sé è difficilmente eliminabile, è la prima misura. Meditazione, attività fisica, yoga, fitoterapia, tecniche psicoterapeutiche ma anche semplicemente leggere un libro o passeggiare nella natura, trovando uno spazio per sé.

- Un corretto piano alimentare è il secondo, indispensabile passo. Da quanto detto risulta evidente che va adottata una dieta a basso contenuto di carboidrati, che inducono un rialzo glicemico e la conseguente liberazione di insulina, con ciò che ne consegue.

- Terza misura terapeutica secondo il dott. Platt è il progesterone, che previene l’ipoglicemia indotta dall’insulina e ha azione diretta sulla secrezione di adrenalina. Bilanciando inoltre la dominanza estrogenica ed avendo azione miorilassante e ipnoinducente, contribuisce al trattamento di insonnia, PMS, ansia e depressione. Non vi sono studi in letteratura su questo, ma la sua vasta esperienza e la pressoché totale assenza di rischi ed effetti collaterali consigliano comunque un tentativo. La modalità consigliata è la crema transdermica, da applicare 3 volte al giorno prima dei pasti, 1-3 minuti prima dei pasti, in dosaggio da valutare caso per caso in base alla risposta individuale.

- Integrazione pianificata. Molti pazienti con eccesso di adrenalina lamentano deficit di attenzione, a causa dell’ideazione accelerata da essa indotta. Questo può anche indurre un eccessivo consumo dei nutrienti e dei precursori dei neurotrasmettitori. Sappiamo che lo stress prolungato associato ad aumento del cortisolo danneggia l’ippocampo, implicato nei processi di memoria, umore e cognitivi. Fra gli integratori da considerare, acidi grassi omega 3, fosfatidilserina, fosfatidilcolina; aminoacidi e neurotrasmettitori quali 5-idrossitriptofano e GABA, fitoterapici ad azione sedativa e rilassante, nutrienti come vitamina C, glutatione, acido alfa lipoico, vitamina D, magnesio e altre vitamine, da valutare in base al fabbisogno individuale.


E per chi volesse approfondire l’argomento, consiglio l’interessante libro di Michael Platt “Adrenaline dominance, purtroppo disponibile solo nella versione inglese.




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Storiella per chi si commuove con una banale commedia romantica anche se da fuori sembra un duro di cuore!

"Lucy, volevo scriverti l'altro giorno perché il 22 novembre sono stati due anni da quando ho iniziato a praticare con voi!". Mi sono emozionata! Quando in pieno lockdown nel novembre 2021 prima Lisa e poi si Silvia sono comparse sullo schermo del mio computer ho pensato: "e cosa racconto adesso a queste due?"

Non mi sentivo affatto all'altezza, Lisa e Silvia sono bellissime, bravissime, con una dedizione alla pratica che forse neanche Pattabhi Jois nei suoi anni migliori.

Per un qualche motivo, si sono fidate di me e Roberto e dopo due anni, imperterrite, le ritrovo ogni mattina sullo schermo del mio computer che ora porto con me in shala e appoggio alla base del caminetto. Da qui l'appellativo coniato da Rita di "i praticanti del camino".

Lisa e Silvia sono state le più grandi promotrici e sostenitrici della pratica online durante tutti quei mesi di clausura, mi hanno messo alla prova, mi hanno stimolato e fatto crescere come insegnante. Ho imparato ad osservare, a capire come funzionassero certe posizioni, come spiegarle, cosa potevo dire per essere efficace anche da dietro uno schermo. Al di là di tutto quello che si può dire delle classi Zoom, per me sono state un'esperienza costruttiva e gratificante.

A parte la pratica però, la cosa più importante è l'amicizia che è nata in questi due anni: a distanza, a volte in presenza, quando ci ritroviamo tutti a Bottega Ashtanga: Roberto, io, Lisa e "gli Svizzeri" (Silvia e il mitico Giuli che si sparano ore di macchina e centinaia di km solo per stare un po' insieme). Oppure da Lisa per workshop con mare e piadina!

Lisa e Silvia per la loro prestanza fisica si sono meritate il titolo di Chiclets: qualcuno se le ricorderà o saprà che è il modo con cui i bolognesi si riferiscono alla gomma da masticare. "sei simpatica come una chiclets tra i capelli" dice l'altra mia amica Silvia, la bolognese!

Le Chiclets ed io abbiamo una chat dove ci raccontiamo la pratica, le conquiste nelle posizioni o le fatiche (tante!), le stupidaggini che ci vengono in mente e chissà perché vogliamo condividere, ricette, malinconie (e siamo tre cancerine, in certi momenti è meglio starci alla larga), le giornate tristi e quelle allegre. E poi, tutte attente, anche se in modo diverso, all'alimentazione ci scambiamo ricette!

Un giorno dallo schermo del mio computer Silvia mi ha parlato di un pesto alla salvia che fa la sua mamma. Non ne avevo mai sentito parlare, ma ho subito pensato che con gli gnocchi di zucca sarebbe stato perfetto. Avuta la ricetta dalla mamma, ed essendo stagione di zucca ecco qui un piatto prelibato: i miei ospiti lo hanno adorato e oggi l'ho riproposto a Roberto che avrebbe fatto il bis, ma erano finiti!


Gnocchi di zucca al pesto di salvia

Ingredienti

Gnocchi (per 2 persone)

400 g di zucca mantovana

2/3 cucchiai di farina (senza glutine)

1/2 cucchiaino di ghee o burro d'alpeggio

un pizzico di sale

1 uovo (facoltativo)


Pesto di salvia

4/6 foglie di salvia circa (di più o di meno a seconda del gusto personale)

50 g di pecorino romano o Parmigiano Reggiano (si possono usare semi di canapa per una versione vegan)

una manciata di pinoli

qualche mandorla (facoltativo)

Olio evo qb


Procedimento

Gnocchi di zucca

Pelare la zucca e tagliarla a pezzi non troppo piccoli. Cuocere la zucca a vapore per circa 20/25 minuti. Trasferire la polpa in una terrina e schiacciarla bene con una forchetta o con lo schiacciapatate. Aggiungere l'uovo, un pizzico di sale, il ghee e mescolare. Aggiungere la farina, le dosi cambiano a seconda del tipo che deciderete di utilizzare, in ogni caso l'impasto non deve risultare troppo sodo.

In una pentola fate bollire abbondante acqua che avrete salato a piacimento. Quando inizia a bollire e aiutandovi con due cucchiaini prelevate un po' di impasto, cercate di dare una forma arrotondata e gettatelo in acqua. Gli gnocchi sono pronti, come quelli di patate, quando vengono a galla.

Pesto di salvia

Mettete in un frullatore o nel Bimbi, prima la frutta secca con il formaggio o i semi di canapa e frullate, in seguito aggiungete le foglie di salvia. Assaggiate per sentire se volete aggiungere qualche foglia o se va già bene così. Aggiungete olio evo qb.

Mettete gli gnocchi in una fondina, condite con il pesto e qualche mandorla a scaglie o qualche pinolo.

Buon appetito!

Lucia Di Lucca






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