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Immagine del redattoreLaRobby

Interferenti endocrini: conoscerli per difendersi

Oggi voglio parlare di un problema che sta diventando sempre più drammatico e urgente ma ciò nonostante è spesso poco considerato, in parte per scarsa conoscenza, in parte per rassegnazione, in parte per superficialità. Mi riferisco agli xenobiotici o interferenti/distruttori endocrini, termini

intercambiabili che sottolineano il danno biologico di queste sostanze principalmente sull’apparato ormonale.




Gli interferenti o distruttori endocrini (EDC Endocrine Disrupting Chemicals) sono sostanze chimiche, talora naturali ma per lo più artificiali, che modificano la sintesi, i livelli circolanti o l’azione periferica degli ormoni.

Si stima che ci siano almeno 1000 sostanze chimiche con azione ormonosimile, che comprendono ad esempio pesticidi e fungicidi, quali l’acetacloro e l’amitriolo, ftalati, presenti in vari contenitori plastici, benzofenone, utilizzato come schermo solare nei cosmetici, l’esaclorobenzene con azione cancerogena, ritardanti di fiamma e DDT, che alterano lo sviluppo del cervello fetale, il fertilizzante perclorato. La lista è infinita e comprende praticamente quasi tutto ciò che l’industria sforna in continuazione.


L’ingresso nell’organismo avviene principalmente per ingestione ma in parte anche per via inalatoria e transcutanea. La maggior parte di queste molecole sono lipofile e si bioaccumulano nel tessuto adiposo, rimanendo nell’organismo per tempi molto lunghi.

È molto difficile avere un’idea precisa dell’impatto reale degli EDC, sia per via del periodo di latenza prolungato e soggettivo, per cui gli effetti avversi possono manifestarsi in tarda età, sia perché possono essere estremamente vari e difficilmente ricollegabili. C’è anche da considerare una variabilità che si ricollega al periodo di esposizione: il feto in via di formazione e il neonato sono ovviamente i più vulnerabili e quelli nei quali gli effetti si manifesteranno in modo più drammatico, sebbene anche in questo caso non sempre facile da riconoscere.


Come agiscono gli EDC?


L’interferenza può manifestarsi in vari modi, ma si può riassumere con l’alterazione dei normali livelli ormonali, che vengono aumentati o inibiti, oppure con blocchi o stimolazioni a livello dei recettori.

I meccanismi di interazione sono complessi e non sempre del tutto chiari; per esempio, una stimolazione prolungata dei recettori ormonali li può sottoregolare, portando a riduzione del loro numero o sensibilità e portando al fenomeno della inibizione da alte dosi, così che può succedere che basse dosi aumentino la risposta e alte dosi la riducano

.

I sistemi più frequentemente interessati dall’azione degli EDC sono quello degli ormoni sessuali, soprattutto estrogeni, e della tiroide.

L’interferenza con il metabolismo degli steroidi sessuali porta a patologie dello sviluppo e della fertilità, sterilità e tumori ormonodipendenti in entrambi i sessi. La pubertà precoce, la comparsa di ginecomastia negli adolescenti maschi, la riduzione del numero e della motilità degli spermatozoi sono solo alcuni esempi comuni di questa azione. L’incremento di patologie quali endometriosi, polipi uterini, fibromi, noduli al seno, ipertrofia prostatica benigna ma anche carcinomi uterini, mammari e prostatici è in buona parte riconducibile all’impatto di queste sostanze a livello di recettori ormonali.


Alcuni EDC invece hanno effetto obesogeno, alterando i segnali che regolano i processi metabolici, soprattutto se intervengono durante gli stadi precoci dello sviluppo fetale o nella vita neonatale. Insieme ai cambiamenti nelle abitudini alimentari e nello stile di vita, si pensa che una buona parte della responsabilità dell’epidemia di obesità infantile sia da ricondurre all’effetto epigenetico di queste sostanze in epoca prenatale.


Altri hanno un’azione selettiva sugli ormoni della tiroide, o perché intervengono sull’asse ipotalamo-ipofisi-tiroide o per effetto diretto sui recettori ormonali della ghiandola.

In generale il risultato è un rallentamento della funzione, ma, a seconda della fase della vita in cui essi vengono ad interagire con l’organismo, oltre che della quantità e durata dell’esposizione, si manifesteranno diversi effetti.


Meccanismi d’azione al momento meno conosciuti sono gli effetti diretti sul genoma e quelli epigenetici, che durante la gravidanza e i primi anni di vita possono portare a disturbi dello sviluppo cognitivo, basso quoziente intellettivo, problemi comportamentali e sordità e che possono essere ereditati, creando patologie transgenerazionali. Negli adulti, favoriscono disordini autoimmuni, neoplasie, ipotiroidismo subclinico e clinico.


Come possiamo difenderci?


Come abbiamo visto, il momento decisamente più critico dell’interferenza endocrina è la gravidanza, soprattutto nei primi mesi, seguito immediatamente dal periodo neonatale. Per questo, soprattutto in questi momenti della vita andrebbe portata ai massimi livelli l’attenzione nei confronti di queste sostanze con alcuni accorgimenti minimi ma essenziali:


- Scegliere il più possibile alimenti coltivati in modo biologico/naturale

- Non conservare i cibi in recipienti di plastica o alluminio, specie se caldi, grassi o acidi.

- Non utilizzare pentole e padelle antiaderenti specie se con rivestimento non perfettamente integro. Investire in un paio di tegami al titanio ripaga certamente in termini di salute, per noi e per i nostri cari

- Utilizzare sempre la cappa aspirante durante la cottura

- Evitare le pellicole in alluminio, in plastica e le carte forno trattate (bianche)

- Evitare tutti i cibi industriali

- Evitare di bere l’acqua conservata in bottiglie di plastica. Le marche di acque minerali di migliore qualità sono disponibili anche nel vetro, oppure in molte città sono disponibili le casine dell’acqua alle quali ci si può rifornire con un piccolo abbonamento, oppure può valere la pena di considerare l’investimento di un depuratore domestico, sicuramente dall’impatto iniziale più oneroso ma che poi permette di svincolarsi per sempre dalla schiavitù dell’acquisto dell’acqua.

- Evitare insetticidi, piastrine antizanzare e simili e preferire vaporizzatori di oli essenziali (no agli incensi che liberano pericolosi fumi di benzene- anche quelli dichiarati come naturali!)

- Utilizzare per la pulizia di stoviglie e superfici detergenti privi di tensioattivi e altre sostanze chimiche: per quanto si risciacqui con cura, è inevitabile che rimangano dei residui. Ottimo per esempio l’aceto per le superfici di bagno e cucina.

- Una fonte importante di EDC è l’edilizia, tanto che l’inquinamento indoor è riconosciuto come peggiore di quello outdoor. Poiché in genere non è fattibile traslocare in una casa completamente realizzata in bioedilizia, è importante almeno ventilare molto gli ambienti anche in inverno, garantendo un buon ricambio d’aria. Molto utili sono alcune piante da appartamento con la capacità di assorbire e filtrare gli inquinanti, quali la Sanseveria, il Ficus benjamin, l’Aloe, la Dracena e tante altre.

- Attenzione a ciò che si utilizza per l’igiene personale e la cosmesi: la pelle è una superficie altrettanto assorbente quanto il tratto gastrointestinale, quindi non mettiamoci sopra nulla che non mangeremmo. Leggere attentamente le etichette riserva molte sorprese: in moltissimi cosmetici il primo ingrediente è paraffinum, ossia petrolio!

- Attenzione anche alle fibre tessili. Le microfibre e i tessuti sintetici rilasciano frammenti di plastica di piccolissime dimensioni, in grado di essere assorbiti per via percutanea. Se possibile, utilizzare solo fibre naturali a contatto diretto con la pelle. Cautela nei confronti di trattamenti antimacchia e impermeabilizzanti

- Per ciò che riguarda la tiroide, è importante una buona disponibilità di iodio: infatti, la sua omeostasi è meno alterata in presenza di una quantità di iodio sufficiente. In assenza di patologia può essere sufficiente l’uso di alghe alimentari, ma in caso di predisposizione o patologia va senz’altro consigliata un’integrazione a dosaggi più significativi

- Valutare con un terapeuta preparato l’opportunità di uno o più cicli di detossificazione fitoterapica o con integratori ad azione chelante. Vi ricordo che non vanno assolutamente eseguiti in gravidanza e in allattamento, ma sarebbero una buona idea come preparazione preventiva, così come aiuto all’organismo in momenti di surplus fisico o emozionale.

- Ultimo ma non per importanza, il digiuno nelle sue varie forme, inclusa la dieta mima digiuno (vegetale e con prodotti biologici a km zero) che proponiamo periodicamente, è un’ottima maniera di aiutare i nostri organi emuntori a ripulirci un po’ da quello che inevitabilmente la vita moderna ci fa accumulare.


Troppo complicato? Assolutamente no! Possiamo incominciare con qualche accorgimento per volta, che diventerà parte delle nostre abitudini, e poi aggiungerne altri gradualmente.


Come dice il saggio, ogni viaggio di mille miglia comincia con un piccolo passo.



Per approfondire consiglio:

Yilmaz B, Terekeci H, Sandal S, Kelestimur F. Endocrine disrupting chemicals: exposure, effects on human health, mechanism of action, models for testing and strategies for prevention. Rev Endocr Metab Disord. 2020 Mar;21(1):127-147.


Schug TT, Janesick A, Blumberg B, Heindel JJ. Endocrine disrupting chemicals and disease susceptibility. J Steroid Biochem Mol Biol. 2011;127(3-5):204-215.


Zoeller RT, Brown TR, Doan LL, et al. Endocrine-disrupting chemicals and public health protection: a statement of principles from The Endocrine Society. Endocrinology. 2012;153(9):4097-4110.


Darbre PD. Endocrine Disruptors and Obesity. Curr Obes Rep. 2017;6(1):18-27. doi:10.1007/s13679-017-0240-4



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