Nell’agosto del 2013 Roberto ed io siamo ritornati a Bali, già allora per la terza volta. Ci eravamo sempre andati da soli, godendo delle vacanze, dello yoga e dello stare insieme dopo un lungo anno di intenso lavoro. Quell’agosto invece ci hanno raggiunto due coppie di amici: i Figoterapisti dalla Romagna e AustraliaBurkina dalla bassa emiliana. All’inizio Roberto ed io eravamo un po’ preoccupati di tanta italianità tutta insieme, ma alla fine devo dire è stata una bellissima vacanza e l’occasione per approfondire l’amicizia con questi straordinari amici.
Dopo soli pochi giorni, la vita a Bali aveva assunto, come tutte le altre volte, alcune routine che sono presto diventate sacrosante anche per i nostri compagni di avventure. Al mattino pratica per tutti, in cinque ci inoltravamo nella giungla per raggiungere la nostra shala di ashtanga, mentre Australia, poco appassionato di salti e contorsioni, aveva preferito una shala “multiyogica” in centro a Ubud. Bellissima, bisogna riconoscerlo. L’appuntamento era per la colazione che avveniva rigorosamente sul nostro terrazzo e che ordinavamo ai nostri angeli custodi prima di salire in camera, rientrati dalle nostre yogiche fatiche. Australia che passeggiando per il centro si imbatteva in ogni tipo di tentazione culinaria, portava deliziosi rinforzi alla già ricca tavola. Inutile dire che quelle colazioni potevano durare ore, fino a che a qualcuno non veniva un’idea per il pomeriggio: giro in scooter nei dintorni di Ubud, il caffè in uno dei tanti bellissimi ristorantini.... “magari quello crudista? Non lo abbiamo ancora provato, pare che la cioccolata sia strepitosa”. E’ stato durante una di queste scorribande che Roberto è riuscito a spendere una cifra a dir poco esorbitante per 6 tazzine da caffè.... fatte a mano, va bene, ma fruibili solo in occasioni molto più che speciali, perché la rottura anche solo di una delle tazzine avrebbe arrecato alla famiglia un danno economico di proporzioni apocalittiche. Ben le ricorderanno AustraliaBurkina, presenti a tutta la trattativa!
Altre volte ci siamo spinti fino al mare, o in città vicine per visitare templi e palazzi.
La sera c’era sempre il totoristorante, la domanda immancabile pronunciata a turno da uno del gruppo era sempre “dove mangiamo stasera?”, che era un altro dei momentoni della giornata!
Ecco tutte le sere, ovunque andassimo, nel menù era ricorrente la potato and leek soup, tanto da farmi pensare che fosse un must della cucina balinese per turisti. Tutte le sere ci accomodavamo ad un tavolo e i primi 15 minuti tutti e sei avevamo la testa nascosta dentro il menù a spulciare e studiare le proposte. Prima immancabile domanda: “prendiamo l’umus?”. E lì la prima crisi: “Hummus, santa pazienza, si dice hummus”. E così i Figoterapisti e AustraliaBurkina si divertivano a raschiare la gola nel tentativo di pronunciare l’h. La seconda domanda, sempre a sfondo linguistico, era “Lucy, cosa vuol dire pure leek?”. A turno le ragazze, la Figoterapista e Burkina (Ginette, per me), tutte le sere, ma proprio tutte mi chiedevano la stessa cosa. Ho sempre pensato che Roberto fosse “language proof”, come impermeabile all’apprendimento di una qualsiasi lingua, ma queste due ragazze cominciavano davvero a preoccuparmi! Credo non sia passata una sola serata durante la quale, intorno al tavolo, una delle due se ne uscisse con la fatidica questione di leek. Ormai rispondevo come un automa e non sono mancati momenti in cui si alzava un coro che rispondeva “Porri!”.
Ma qualche mese dopo, ho avuto una grande soddisfazione: la figoterapista, tornata in Romagna e iscrittasi ad un corso di inglese, alla domanda dell'insegnante “Cosa vuol dire leek?” ha risposto con grande entusiasmo e unica nella classe “PORRI!”, facendo un figurone. Diciamolo, sono le piccole soddisfazioni della vita!
Non poteva, dunque mancare una ricetta con i porri (che alla Robby non piacciono, ma sono certa che facciano tanto bene), facilissima, molto gustosa e d’effetto se avete ospiti!
Curiosità: lo sapevate che il porro è simbolo nazionale del Galles? Originario delle regioni del Medio Oriente, era già coltivato da Egizi e Romani.
Salmone e porri al cartoccio
Ingredienti (per 2 persone)
2 tranci di salmone selvatico
1 porro medio
olio evo
sale, pepe qb
carta da forno non trattata
Preparazione
Lavare e tagliare il porro a rondelle sottili. Tagliare due pezzi di carta da forno non trattata della grandezza sufficiente a contenere il trancio di salmone. Su ogni pezzo adagiare il trancio di salmone, ricoprire con metà del porro, salare, pepare e richiudere il cartoccio a caramella o con delle graffette. Cuocere in forno già caldo a 180° per circa 25/30 min. Servire il cartoccio aperto e condito con un filo d’olio evo.
Buon appetito!
Lucia Di Lucca
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